DoD, Doctor on Demand, nasce per caso, prima dell’impero americano dot com. Nasce dall’idea grezza di essere un medico vicino al paziente, nell’empatia, nel modo di comunicare, nel modo di spiegare, nella modalità di contatto. E l’idea funziona, a patto che il paziente sappia che la salute é un architrave e medico e paziente sono due colonne: vicine ma non sovrapposte, della stessa altezza e a distanza costante, robuste ma non indistruttibili. E questo come in ogni relazione, ove ciascuno deve mantenere la propria individualità per dare senso all’io dell’altro e al sé.
DoD é diventato un modo di fare il medico, il modo che ho intuito e che ho coltivato nel tempo. E’ un modo che rende il paziente protagonista, come deve essere necessariamente, perché la salute fisica e psichica é la sua, in primo luogo.
DoD non é telemedicina né counselling a distanza né teleconferenza, come la Covid19 ci ha insegnato a fare; é piuttosto medicina centrata sul paziente, lo stesso paziente che viene visitato e intervistato ogni volta e che riporta la medicina all’unico suo perenne dogma centrale: anamnesi ed esame obiettivo.
